11 maggio 2009

L'intimità delle emozioni:


l'inserimento al nido visto attraverso i sentimenti di una madre

"All'inizio mi era sembrata una scelta razionale.Dovendo tornare a lavorare e volendo lasciare Matteo in mani esperte , il nido mi appariva la soluzione migliore. Le mie amiche che hanno il figlio al nido mi hanno parlato bene dell'organizzazione e dell'attenzione con cui le educatrici trattano i bambini. Ma adesso che si avvicina il giorno dell'inserimento non sono più sicura di niente.Non so più se ho scelto bene e , soprattutto , non so se davvero voglio lasciare Matteo a qualcun altro. Questi undici mesi passati insieme mi hanno profondamente cambiata. Io che vivevo quasi per il lavoro e trovavo sempre diecimila cose da fare , mi ritrovo adesso a guardarlo mentre dorme , a giocare con lui in interminabili sequenze "butta e raccogli" , a fare il gatto strisciando insieme sul pavimento , a imitare il suo buffo linguaggio e le sue smorfie di stupore. Sono stati anche mesi pesanti , faticosi ,scanditi dai suoi ritmi non sempre "civili". Abbiamo passato molte notti insieme e confesso che qualche volta ho perso la pazienza per i suoi continui risvegli e per il suo sonno agitato , salvo pentirmene subito dopo quando ,coccolandolo in braccio ,lo vedevo di nuovo rilassato e beatamente addormentato. L'emozione più intensa l'ho provata quando ho capito che mi riconosceva , che mi preferiva agli altri. Diventavo allora davvero importante per lui e in quel riconoscimento trovavo il senso delle mie fatiche. I suoi sorrisi aperti , pieni di fiducia , mi fanno sentire bene , mi ricaricano quando sono stanca o irritata. L'altro giorno Matteo , che si era improvvisamente spaventato per qualcosa che non ricordo , si è fatto prendere in braccio e poi mi ha tenuta stretta stretta mentre mi dava dei baci che assomigliavano a leccate. Sono questi , sentimenti difficili da spiegare e le emozioni , trasformate in parole, sembrano sempre un pò banali e scontate. La verità è che è faticoso parlare di sè e raccontare i propri sentimenti comporta il mettersi a nudo di fronte agli altri. Io credo , adesso , di conoscere a fondo Matteo. So quando è annoiato perchè ha un modo tutto suo di fare il broncio : piega la testa da una parte e , allo stesso tempo , ha un'espressione a metà strada tra il contrariato e il perplesso. So bene quando ha sonno ed è stanco perchè comincia a cercare il suo "morbidone" sul quale appoggia la faccia. So come calmarlo nei moemnti di rabbia o di tensione facendogli le coccole sulla schiena. Si vede subito che le carezze lo tranquillizano e lo rassicurano. So quando è in vena di giocare , facendo il matto , perchè dimostra una curiosità incredibile e vulcanica per tutto quello che vede : tutto lo attira e lo incuriosisce. Adesso mi rendo conto che non c'è niente di nuovo e scontato per un bambino. La luce che si accende e si spegne grazie a un pulsante , il fuoco che compare all'improvviso sui fornelli ,l'acqua che scende dal rubinetto girando una manopola devono esser delle magie incredibili e affascinanti per i bambini. Noi abbiamo perso davvero la capacità di stupirci di fronte alle cose! La ritroviamo solo se abbiamo la pazienza o la voglia di seguire i bambini e cerchiamo di vedere il mondo come lo vedono loro. In questi mesi mi sono sforzata di farlo : ho cercato di capire come vedesse il mondo Matteo. Non so fino a che punto ci sono riuscita. Si perde troppo spesso la pazienza di fronte a un bambino che picchia continuamente le pentole perchè gli piace il rumore o che accende e spegne la luce perchè affascinato dal mondo che ricompare dopo lo smarrimento nel buio , o che allaga il bagno per il piacere di sentire l'acqua che scivola tra le mani. In fondo è proprio perchè credo di conoscere così bene mio figlio , e di sapere come dargli da mangiare e come addormentarlo che sono preoccupata.
Come faranno le educatrici a capirlo? Come faranno , con tanti bambini , a coccolarlo quando è triste o spaventato e a rispondere alle sue curiosità quando è in vena di scoperte?
Per questo sono in apprensione. Senza contare poi che avrò meno tempo per stare con lui e mi perderò le sue conquiste future.Imparerà a camminare , a parlare al nido , a giocare con altri bambini. E questo mi dispiace perchè è come se mi togliessero un pò della vita di Matteo. Forse non ho ancora del tutto tagliato il cordone ombelicale, forse non sono pronta a una separazione quotidiana.
Mi sento in colpa perchè lo lascio a persone che non conosco.Ed è proprio questo il punto.
Come faccio a fidarmi di chi non conosco?Come faccio a dare loro fiducia prima di averle viste stare con i bambini?
Mi chiedo se sono io ad essere troppo diffidente , a sentirmi troppo chioccia e piena di ansie protettive o sia normale provare questi sentimenti non proprio positivi nei confronti del nido.
Mio marito la fa più facile e mi fa notare ,con pazienza, che sono incoerente perchè da una parte dico che vorrei stare con Matteo e dall'altra ,qaundo sono stanca della routine,dico che non vedo l'ora di riprendere il lavoro.
Ma di fatto è proprio così.Vorrei entrambe le cose.Vorrei non dover scegliere e , soprattutto , vorrei non separarmi da Matteo.
E l'inserimento al nido lo vivo come una separazione difficile , dolorosa ,piena di dubbi e di diffidenza e forse ,anche con un briciolo di preoccupazione che Matteo non si trovi bene o , peggio ancora , che possa affezionarsi di più alle tate che a me.
Mio marito ,coinvolto nei mie altalenanti timori ,sdrammatizza e mi di che ho la testa piena di fantasmi , in questo modo rischio di trasformare in dramma quello che è un normale avvenimento.
Non so chi ha ragione , se lui che banalizza le mie ansie o io che mi sento diventare una mamma a metà , incapace di fare ordine tra i miei sentimenti , in qualche modo ostile e prevenuta nei confronti del nido ma , soprattutto , spaventata dall'idea di perdere l'affetto di Matteo.
Quello che vorrei ora dalle educatrici , anche se non mi sento di dirlo , è l'ascolto ,la comprensione e il rispetto dei miei sentimenti, non troppo nobili e forse nemmeno troppo comprensibili. Vorrei , in altre parole , essere capita e non giudicata!"



Tratto da : Nadia Bulgarelli , Infanzia n°1 , Settembre 1993 , pp. 19-21

3 glue dots:

Illy ha detto...

L'ho letto tutto... molto interessante. Penso sia così per tutte (anche se io non lo posso sapere...)

Lisanna ha detto...

Allora non sono la sola... anche se per il momento io penso che la scelta del nido sia la più giusta...e mi fido delle educatrici anche senza conoscerle..però le ho anch'io tutte le paure sull'affetto e sulla vita a metà.. :((

S@R@ ha detto...

pAURE NORMALI QUELLE DI QUESTA MAMMA PECCATO CHE NON TUTTE RIESCANO A TIRARLE FUORI..
IO COME EDUCATRICE CERCO SEMPRE DI CAPIRE E NON GIUIDICO MAI E QUANDO TORNERò AL LAVORO DA MAMMA PENSO SARà ANCORA PIU' SEMPLICE